Un nuovo ecomostro che minaccia la Costiera, le sue bellezze e l'immagine.
Deroghe al prg e poteri straordinari: così è nato il viadotto di Seiano. Quattrocento metri di strada su piloni di cemento: doveva essere di servizio al depuratore.
Quattrocento metri, un passo di strada. Ma se quella via lunga meno di mezzo chilometro sorge
su piloni di cemento in una delle valli dell’eden della costiera sorrentina, quella di Seiano, non può finire tutto con l’ennesimo ecomostro. Ci sono voluti 40 anni per vedere (quasi) realizzato l’impianto di depurazione della penisola sorrentina, ideato negli anni Settanta dalla Cassa del Mezzogiorno. Ma l’opera idraulica, una delle più importanti progettate in Campania, che da più di dieci anni ancora non è in grado di funzionare, rischia di lasciarsi dietro uno strascico poco onorevole. Nata come strada di servizio di ausilio alla viabilità esistente, quella che collegherà via Murrano con la Statale 145 raccordandosi a via Rivo d’Arco, è un viadotto che nasce in barba al Prg e al Put, grazie ai poteri di emergenza del Commissariato di governo bonifiche e tutela delle acque nella Regione Campania che a quel tempo agiva in deroga a tutte le normative. La strada, in pieno Parco regionale dei Monti Lattari, sorge su 188 metri di campate, copre un dislivello di 45 metri e ha una pendenza massima del 14 per cento, ma è larga tre metri consentendo la circolazione in un solo senso. Così spiegano il direttore tecnico dell’Idi, Antonio Licciardi, Giuseppe Vitiello, manager di Servizi Integrati, le due società che hanno progettato l’impianto. Si grida allo scempio. Un disastro che si aggiunge a vecchie colpe: il vallone, prossimo al già orrendo ponte ferroviario (mentre più gentile è quello stradale) è punteggiato e delimitato da manufatti di brutta edilizia poco consona all’ambiente. Qualcuno a Vico Equense sta già proponendo di allargare la sede stradale del viadotto che strumentale alla costruzione del depuratore si porrebbe come alternativa alla Statale 145, la via del mare della Sorrentina sempre intasata d’estate. Dopo anni e dissidi, il 6 settembre 2006 il governatore Bassolino firmò il contratto con il raggruppamento temporaneo d’impresa che si era aggiudicato l’appalto per l’impianto. L’ordinanza porta la data del 27 gennaio 2010 e la firma del commissario di governo bonifiche e tutela delle acque nella Regione Campania, Massimo Menegozzo. Dal primo febbraio 2008 Menegozzo ha avuto la delega per la prosecuzione in regime ordinario in materia di interventi sulle acque della regione. E per gestire quest’“ordinario” ha avuto proroghe fino al 31 gennaio 2010. Due i pareri ambientali sul progetto forniti dalla Soprintendenza di Napoli: «L’assenso è stato dato — spiega la funzionaria responsabile per la Costiera, Nicoletta Ricciardelli, succeduta al collega architetto Catello Pasinetti — soltanto come servizio per la realizzazione dell’opera, nel progetto si parlava di obbligo di demolizione. Anche i piloni non erano tali, si faceva riferimento a un piccolo rilevato». Gli oppositori del nuovo “ecomostro” sostengono che i pareri ambientali di Palazzo Reale non erano negativi, ma chiedevano solo una riduzione della carreggiata.
La data di consegna del depuratore, recita il tabellone previsto per legge, sarebbe il 23 ottobre 2006. Lo scavo della galleria nella grotta di Scutolo, sede del depuratore — costo totale 40 milioni di euro — è stato realizzato al 75 per cento. La strada “a servizio”, che attraversa agrumeti e oliveti, gran parte già spazzata via dalle ruspe, doveva funzionare a servizio dello scavo, come alternativa al trasporto del materiale di risulta e dei fanghi del depuratore. I cantieri non erano sincroni, evidentemente. Ma allora a che serve adesso la strada, se le pietre hanno già preso un’altra via? Molto semplice: prima ancora del Commissariato la voleva già il Comune, come si legge nel decreto 71 dello stesso commissario Menegozzo di un anno fa, in cui si chiede di accelerare gli espropri, che hanno colpito i fondi di 12 proprietari, tagliati in due dalla strada. Uno ha impugnato e a luglio il ricorso sarà discusso al Tar.
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