Restyling di strade private con fondi pubblici.
Truffa e falso: nei guai 3 funzionari
Sono accusati di aver realizzato interventi con soldi pubblici a favole dei privati. Lavori di allargamento di alcune strade e ricostruzioni di muri di contenimento che hanno fatto lievitare il valore patrimoniale delle proprietà confinanti. Sono stati notificati tre avvisi di conclusione indagini al responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Vico, Francesco Saverio Iovine, al direttore generale Luigi Salvato e all'ex consulente del Comune Giovanni D'Angiolo. Abuso d'ufficio, truffa, falso ideologico e materiale: questi i reati ipotizzati dalla Procura. Gli interventi sarebbero stati realizzati con finanziamenti pubblici per un milione e 800 mila euro.
La polizia giudiziaria ha sequestrato beni riconducibili ai tre indagati per il valore di circa 350mila euro: un conto corrente, un conto dossier titoli e una casa intestata a Salvato, del valore catastale di 200mila euro. L'indagine, coordinata dal procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Diego Marmo,è durata due anni. Un lavoro intenso realizzato grazie all'attività della guardia dì finanza della compagnia di Castellammare, guidata dal capitano Girolamo Franchetti, e dal gruppo di Torre An¬nunziata, agli ordini del colonnello Fabrizio Giaccone, con gli agenti del commissariato di Sorrento, diretto dal vicequestore Antonio Galante.
Nel mirino degli inquirenti una serie di lavori pubblici per il consolidamento e la messa in sicurezza di alcune strade comunali: via Antignano, via Cirignano e via Raffaele Bosco. Secondo l'accusa sarebbero; state allargate attraverso il ricorso sistematico a varianti in corso d'opera, in violazione all'articolo 132 del decreto legislativo 163 del 2006. Non solo. I muri di sostegno che delimitano terreni di proprietà privata sarebbero stati ricostruiti in cemento armato, sostituendo quelli in tufo. Interventi che avrebbero interferito con il contesto paesaggistico, alterando lo stato dei luoghi e l'assetto idrogeologico del territorio. Senza i previsti pareri ambientali, paesaggistici e idrogeologici della soprintendenza e dall'autorità di bacino. Sotto la lente d'ingrandimento della Procura, anche le procedure di esproprio per i lavori di allargamento delle tre strade comunali. Iter che il Comune avrebbe portato a termine senza il preventivo piano particellare di esproprio e attraverso la stipula di contratti di cessione volontaria e gratuita dei suoli con i rispettivi proprietari. Atti die al termine delle indagini sarebbero risultati ideologicamente e materialmente falsi. Due i casi su cui si è concentrata la magistratura: dopo opportune perizie sui documenti è emerso che non sarebbero stati sottoscritti dai proprietari, ma con l'apposizione di firme false. Atti che non sono ufficiali perché il Comune non li ha trascritti agli uffici della conservatoria e a quelli del registro, sebbene vi fosse l'obbligo della registrazione e il versamento della relativa imposta. Le superfici dei suoli occupati e oggetto di esproprio non sarebbero mai state frazionate per la definitiva iscrizione nei registri immobiliari a favore del Comune. I lavori di ampliamento e ricostruzione dei muri avrebbe, quindi, fatto crescere in modo esponenziale il valore economico dei fabbricati privati. Inoltre, i varchi di cantiere sarebbero stati successivamente trasformati in accessi carrabili ad uso esclusivo dei proprietari dei terreni confinanti con le strade. Gli interventi sono stati realizzati con finanziamenti nazionali e co¬munitari del Por Campania 2002-2006.(Metropolis)
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