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18 marzo 2011

Cinque...anni di malgoverno - cronache di una dialettica

Si è svolto presso l'Hotel Aequa di Vico Equense l'atteso intervento del consigliere comunale uscente  Pasquale Cardone, che, come tutti sanno, ha recentemente dato le dimissioni da Consigliere Comunale per - sono parole sue - "carenza di democrazia".
Pertanto chi si aspettava delle risposte. Capire il perchè di alcune decisioni del consigliere, è quasi rimasto deluso. Eppure si prennunciavano rivelazioni clamorose vista l'enfasi spontaneamente creata attorno all'evento e vista anche la grande partecipazione di pubblico.
Le premesse vi erano tutte, basti pensare al rifiuto di teatro mio ad ospitarlo, ai primi momenti di malfunzionamento dell'mpianto audio - infatti la relazione di cardone è iniziata alle 19.00  - che facevano simpaticamente  aleggiare il sospetto di boicottaggi tecnici, ma del tutto comprensibile visto lo spostamento improvviso dell'incontro.
Infatti,
nel suo intervento, il consigliere ha sintetizzato il contenuto di questo famoso dossier di 250 pagine allegato alla delibera di consiglio comunale del 20/12/2010. Contenuto ancora sconosciuto, anche perchè, sia sul vecchio sito Istituzionale del comune di Vico Equense che su  quello nuovo - dove spadroneggiano prepotentemente immagini del sindaco, quasi fosse un sito personale - non è possibile trovare traccia di questa delibera. Quindi, contrariamente alle premesse, ci siamo accontentati della sintesi molto pacata di Cardone. Pacatezza che ha colto di sorpresa tutti i presenti, compresi i candidati alla prossima Kermesse elettorale: Giuseppe Dilengite, Aldo Starace e lo stesso Cinque, intervenuti per ascoltare l'intervento di Cardone che ci aveva abituati a passionali interventi in consiglio comunale.
Il lavoro svolto dall'attuale amministrazione è stato - nella sintesi di circa 45 minuti del Cardone - un susseguirsi di atti policamente legittimi, ma carenti di interesse per la città. Insomma si doveva fare di più e meglio.
Dalla trasparenza degli atti ai lavori pubblici, dalle assunzioni alla gestione delle politiche sociali, dal territorio al ridimensionamento scolastico alla raccolta differenziata, ma cosa più grave di tutte, la completa assenza di dibattito e confronto in consiglio comunale.
L'intervento termina con una calorosa esortazione, ai candidati alternativi a Cinque, in particolare all'amico Starace, dal quale Cardone si aspetta un sensibile impegno per il ripristino della legalità.
Immediatamente dopo è stato proiattato Draquila - L'Italia che trema, un documentario realizzato nel 2010 da Sabina Guzzanti , già proiettato in anteprima esclusiva la sera del 5 maggio in Piazza Duomo all'Aquila, a 13 mesi esatti dal sisma. Il 6 maggio 2010 nel talk show AnnoZero vengono mostrate in anteprima immagini tratte dalle scene tagliate del film. È stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes il 13 maggio.
Partendo dalla catastrofe del terremoto dell'Aquila del 2009, il documentario indaga la politica dell'emergenza e del grande evento gestita dalla Protezione Civile, dipinta come un "parastato" in grado di operare al di sopra della legge. Nel film, la comica Sabina Guzzanti, che torna al giornalismo d'inchiesta dopo il precedente Viva Zapatero!, non risparmia critiche all'operato del governo italiano, in particolar modo di Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso, denunciando anche l'invisibilità e l'inefficienza dell'opposizione.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi ha rifiutato l'invito al Festival di Cannes con «rincrescimento e sconcerto» poiché «la partecipazione di una pellicola di propaganda, Draquila» avrebbe offeso «la verità e l'intero popolo italiano». Del declino dell'invito si sono occupate anche la stampa francese e britannica. La Guzzanti ha dichiarato che «il ministro Bondi, a dire il vero, non era stato neanche invitato» e di «aver letto che lui non ha visto neppure il film e se lo è fatto solo raccontare. E questo mi fa provare ancora di più una profondissima vergogna della figura terribile che il nostro Paese fa all'estero grazie a questo nostro governo». Inoltre ha ironicamente reso grazie al governo italiano per la pubblicizzazione involontaria al documentario: «Mi sono detta, se sono intelligenti fanno finta di niente. Invece ci hanno fatto pubblicità gratuita. Abbiamo pensato anche di mandare a Bondi una cassa di champagne. Una cosa davvero strana questo loro comportamento perché tutto gli si può dire, ma sono sicuramente competenti in quanto a comunicazione».
Il quotidiano francese Le Monde ha definito il film un pamphlet politico in cui la regista, presa dalla rabbia di dimostrare le sue tesi, ha sacrificato alcuni aspetti importanti della realizzazione del film, senza però perdere in ardore. Afferma infatti che «Le dossier à charge est épais, et fait se dresser les cheveux sur la tête» («Il dossier è corposo e fa drizzare i capelli»), aggiungendo però che «Ce cinéma à l'estomac manque souvent de précision et de rigueur, digresse à n'en plus finir, se laisse emporter par la fièvre, au risque de voir ces approximations se retourner contre lui» («Questo cinema viscerale manca sovente di precisione e di rigore, fa digressioni a non finire, si lascia trascinare dalla febbre, al rischio di vedere le sue stesse approssimazioni che gli si ritorcono contro»).

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