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09 marzo 2011

Abusivismo: i magistrati "cacciano" il sindaco di Torre del Greco dalla sua città

Soppressione di atto pubblico e abuso di ufficio: indagate altre 5 persone.


 Divieto di dimora nel comune di Torre del Greco per il sindaco Ciro Borriello. Il provvedimento-choc è stato emesso dai magistrati della procura presso il tribunale di
 Torre Annunziata nell'ambito dell'inchiesta sull'abusivismo edilizio. Il primo cittadino è indagato per soppressione di atto pubblico e abuso di ufficio. Assieme a Borriello sono finiti nel mirino delle toghe oplontine altre cinque persone. Tra queste, Raimondo Dottrina, 60 anni, in servizio presso il comando dei vigili urbani, è stato relegato agli arresti domiciliari con l'accusa di soppressione di atto pubblico e falso. Gli altri nomi iscritti nel registro degli indagatio sono Nicola Donadio, 46 anni; Massimiliano D'Avino, 31 anni; Raffaele Vitiello, 37 anni; e Bernardo Tamburrino, tecnico comunale di 60 anni.E' la fase-due dell'inchiesta "Abusivopoli" che aveva travolto il comando dei caschi bianchi di Torre del Greco nei mesi scorsi. Un'inchiesta grazie alla quale la magistratura ha ricostruito, così come ricorda la nota diffusa oggi dalla procura, "una serie di condotte illecite perpetrate quotidianamente da un rilevante numero di agenti e dipendenti comunali in servizio presso l'ufficio tecnico". La cricca aveva messo in piedi una vera e propria organizzazione per la quale era diventato pane quotidiano la corruzione, la concussione, l'abuso d'ufficio, il falso ideologico. Il tutto tacendo sull'esistenza di lavori abusivi in cambio di favori.La prima ordinanza interessò 19 persone: sei agenti dei vigili urbani e due tecnici comunali finirono in carcere, altri sette indagati, tra cui anche due consiglieri comunali e due impiegati, finirono agli arresti domiciliari. Per altre quattro persone fu disposto il divieto di dimora nel comune di Torre del Greco. Da quel 25 ottobre del 2010 in poi, sulla scrivania dei magistrati sono finiti interrogatori, verbali, intercettazioni e prove che hanno dato consistenza al castello accusatorio, fino a convincere i magistrati a firmare la seconda ondata di ordinanze, tra cui quella destinata al primo cittadino.
A carico del sindaco Ciro Borriello, infatti, c'è l'accusa di aver condizionato il lavoro di alcuni agenti. In particolare, Borriello, assieme a Nicola Donadio, figlio del consigliere comunale Antonio, avrebbe indotto Raimondo Dottrina ed un altro vigile a "sopprimere un verbale di sequestro o comunque di contestazione penale, elevato nei confronti di un commerciante che stava effettuando lavori di ristrutturazione in un negozio ubicato nel centro della città". Dottrina è anche accusato di aver ignorato che un manufatto abusivo posto sotto sequestro era stato di fatto occupato successivamente ai sigilli scattati durante un operazione contro il mattone selvaggio.
Accuse dettagliate anche a carico di Raffaele Vitiello e Massimiliano D'Avino, che non risultano pubblici funzionari ma che millantando credito presso la polizia municipale avrebbero ottenuto una consistente somma di denaro da un privato per consentire la realizzazione di un'opera abusiva poi sottoposta a sequestro. Infine al tecnico comunale Tamburrino viene contestato il reato di manipolazione di alcuni rilievi satellitariu utilizzati dal comando dei vigili per accertare eventuali abusi.
Accuse dettagliate anche a carico di Raffaele Vitiello e Massimiliano D'Avino, che non risultano pubblici funzionari ma che millantando credito presso la polizia municipale avrebbero ottenuto una consistente somma di denaro da un privato per consentire la realizzazione di un'opera abusiva poi sottoposta a sequestro. Infine al tecnico comunale Tamburrino viene contestato il reato di manipolazione di alcuni rilievi satellitariu utilizzati dal comando dei vigili per accertare eventuali abusi.




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