Questa amministrazione ha avviato un processo per cancellare le tradizioni e le abitudini locali di ciascun casale. I punti di aggregazione e confronto sociale si identificavano nella chiesa e nella scuola pubblica. Quest’ultima è stata chiusa ed ecco che questi casali di colpo si riducono a villaggi e dormitori. Viene così eliminata la possibilità a bambini e genitori di incontrarsi e confrontarsi e socializzare, infatti adesso questa possibilità sta sfumando. Ora i bambini sono diventati dei pacchi postali e solo chi è fortunato o ha la possibilità del computer ha un diversivo ed un sistema di comunicazione per le sue esigenze di comunicatività. E tutto questo a dire del nostro primo cittadino, per economia.
Allora da circa due anni si assiste a questo attacco alle scuole in maniera poco comprensibile, perché mentre vengono assunti cinque cuochi, si procede alla eliminazione di diversi punti di cottura ed allora i cuochi in parte diventano autisti ed in parte impiegati in altri incarichi che con la cucina nulla hanno a che spartire.
Si parla di economia e le famiglie vengono gravate da ulteriori spese alle quali non si possono sottrarre perché la frequenza a scuola è obbligatoria oltre che un dovere verso i figli.
Si chiudono plessi scolastici e se ne costruiscono altri ed allora ci si domanda: se i bambini debbono viaggiare, perché non utilizzare diversamente i plessi esistenti? Perché non utilizzare i locali disponibili per attività ricreative, culturali e sportive che i casali tanto ne hanno bisogno? Perché non utilizzare una sala internet per questi nostri bambini e non?
E’ questo modo di imporre le scelte senza alcun preventivo confronto e verifica delle esigenze del cittadino che si condanna. Si avverte sempre di più il bisogno e la necessità di interlocutori più sensibili al bisogno ed alle aspettative dei cittadini.
Io speriamo me la cavi, avrebbe detto qualcuno.
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